Leggenda sul castello
Si racconta che nel castello di Felitto vivesse un Barone che tranquillizzato dall’avere ai suoi ordini un corpo di guardia numeroso abusasse del suo potere comportandosi da vero e proprio tiranno.
Tra le prerogative del suo potere c’era anche quella di esercitare lo IUS PRIMAE NOCTIS vale a dire il diritto di trascorrere la prima notte di nozze con ogni nuova sposa. La pena per chi si opponeva era un bel volo dal trabucco, un apertura che dal castello permetteva al barone di scaraventare i suoi oppositori direttamente nella profonda gola retrostante l’abitato di Felitto, dove tumultuose scorre il Calore.
Molte furono le giovani coppie che dovettero sottostare a questa ignobile pratica finché un giorno un lo sposo di turno decise che era arrivato il momento di porre fine a quest’ingiustizia.
Il matrimonio venne celebrato con le guardie che aspettavano fuori dalla chiesa per prendere in consegna la giovane ed accompagnarla al castello. Dopo la benedizione finale il sacerdote, come al solito diede l’ordine al sagrestano di suonare le campane e si fece accompagnare dai novelli sposi in sagrestia per sistemare gli oggetti del cerimoniale.
A questo punto il giovane diede un colpo in testa al sacerdote, si infilò in tutta fretta il velo ed il mantello della moglie, si calò sul volto il cappuccio e piegò un po’ le ginocchia per camuffare la sua effettiva statura, quindi raccomandò alla moglie di stare nascosta e uscì dalla chiesa.
Durante il tragitto non proferì parola limitandosi a scuotere il capo con fare pauroso alle domande o agli scherzi della sua scorta. Giunto al castello fu portato direttamente nelle stanze del barone che attendeva con impazienza.
Ma il sorriso di compiacimento del Barone si trasformò presto in stupore e paura. Accadde tutto talmente in fretta che il signorotto non fece in tempo neanche a gridare aiuto perché il giovane appena l’uomo si era avvicinato aveva estratto il pugnale per colpirlo al cuore.
Dopodiché si caricò il cadavere sulle spalle e gli fece fare un bel volo fino nel fiume.
A quel punto le guardie si accorsero dell’inganno ma ormai era troppo tardi perché la popolazione incitata dalla giovane sposa preoccupata per il suo amore riuscì facilmente a penetrare nel castello e a bloccare le guardie che si arresero senza colpo ferire.
A quel punto grande fu la gioia dei felittesi che festeggiarono l’avvenimento e la riconquistata indipendenza con canti, balli, musiche e canzoni, qualcuno compose addirittura una ballata per ricordare l’avvenimento. Purtroppo però di quella antica ballata sono giunti fino a noi solo dei frammenti che di seguito riportiamo.
“benerittu chiru nome
c’hanno accis a marchisciano
cu nu tarì e nu turnese
hanno accuitato nu paese”