Chiesa del S. Rosario
La chiesa del S. Rosario, di proprietà dell’Università, sembra sia stata costruita intorno al 1200, per interessamento del padre domenicano Urbano Palomonte di Felitto. Alla chiesa faceva capo anche una congrega, che in seguito venne chiamata congrega dell’Addolorata e, dopo ancora, congrega di Carità. Ma l’attuale edificio, però, è di molto posteriore alla chiesa originaria poiché nella relazione delle visita pastorali del 1606 non si fa alcun riferimento a detta chiesa. Si trovano notizie nel verbale del 1698 nel quale si fa esplicito riferimento alla chiesa del Rosario precisando che si trova fuori dell’abitato ed appartiene all’università mentre la gestione è affidata a due Gubernatores uno eletto dal clero e un altro dall’università. Si fa riferimento inoltre agli altari presenti nella cappella: quello di S. Martino e di San Rocco entrambi con icona.
Di sicuro il culto della madonna del Rosario era già diffuso nelle nostre zone ma riprese con maggiore forza dopo la vittoria della battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571 che vedeva contrapposti i Turchi alla lega formata da Spagna, Venezia e Santa Sede. Si racconta che nel momento più difficile della battaglia l’intervento della Vergine venisse sollecitato ed accordato visto che i turchi vennero sconfitti.
Verso la fine del Seicento vicino alla chiesa del Rosario venne costruito un oratorio che doveva serviva alla congrega per le sue riunioni. Su una pietra angolare dell’edificio, si legge una scritta: “Mariosae Russo fecit”, che, molto probabilmente, sta ad indicare nome di colui che scolpì il portale di pietra. A confutare tale ipotesi c’è il ritrovamento di un’altra iscrizione uguale sul muro di un altro edificio della stessa epoca.
Nel 1716 diviene confraternita. La confraternita era un tipo di associazione laica con fini religiosi e mutualistici che poteva possedere cappelle, altari e rendite, ed era dotata di uno statuto. Nello statuto della confraternita del Rosario si fa esplicito riferimento alle regole che i confratelli dovevano rispettare, i diritti di cui godevano e gli onori che dovevano ricevere al momento della morte.
Oggi all’osservatore la chiesa appare completamente diversa da come doveva essere agli inizi a causa dell’incomprensibile restauro a cui fu sottoposta negli anni settanta.