Gli edifici di culto
Grande comunque è stata la religiosità dei felittesi come testimoniano le chiese e cappelle attualmente in uso. Ma molte sono anche quelle di cui ormai non ci è rimasta che solo qualche in vecchi registri.
C’è la chiesa di S. Berardino incominciata a costruire nei pressi della porta occidentale ma mai terminata. La proprietà di questa chiesa è rivendicata da parecchie famiglie. Dai resti si desume che fosse stata progettata simile alla chiesa di S. Ciriaco cioè di forma rettangolare, con una piccola abside semicilindrica.
Cappella dei Sette Dolori di Maria SS.
Questa cappella del Sac. Giuseppe Ciriaco Salerno e della sorella Angela nel verbale della visita pastorale del 13 giugno 1860 venne attribuita alla famiglia Sabatella. Edificata nel 1731 in via dell’Addolorata ad oggi restano alcuni ruderi utilizzati come deposito.
La chiesa di S. Matteo era l’altra chiesa parrocchiale di Felitto e sorgeva nei pressi della porta occidentale,, si caratterizzava per una cripta con altare il calce e diverse sepolture sui lati della navata mentre al centro si trovava la fossa comune. La luce proveniva dall’entrata poiché non c’erano finestre.
Vanno infine elencate le numerose cappelle che influirono sul toponimo di molte frazioni e vie. La chiesa di S. Giuseppe costruita in c.da Chiusa di San Giuseppe che forniva il Maritaggio cioè ogni anno con parte degli interessi per le somme date in prestito veniva data la dote alla giovane felittese che non aveva i mezzi per sposarsi, tale consuetudine è durata fino ai primi anni del 1800. La chiesa di San Martino e di San Rocco situate fuori dell’abitato con bellissime icone; la chiesa di San Nicola in via San Nicola appunto condivisa dalle famiglie Di Stefano e Migliacci ed infine la chiesa di Santa Sofia della famiglia Bonomo e la chiesa di San Giovanni entrambe in contrada “Casale di Pazzano”.
Per chiudere il discorso sugli edifici religiosi vanno citati i tre monasteri benedettini che furono eretti nei secoli scorsi ma dei quali resta purtroppo solo qualche rudere.
Il primo, con annessa la chiesa di S. Benedetto, è citato in una bolla di Papa Celestino III del 1191. Si trovava ad un tiro di balestra dalla porta occidentale. Se ne hanno notizie certe fino al 1539 quando viene citato nello statuto di Felitto dell’epoca.
Il secondo si trovava nella frazione Barbagiano ed era intitolato a S. Maria delle Margherite del quale oggi è rimasto solo qualche rudere. Viene citato in alcuni documenti del ‘500 in particolare perché secondo le intenzioni del Vescovo di Capaccio le rendite di tale monastero vennero destinate al seminario del Vallo di Diano, come risulta da un documento del notaio Giardino del 1 aprile 1593, per attuare le disposizioni deliberate dal Concilio di Trento. Alla fine del cinquecento questo monastero viene indicato tra le tredici abbazie presenti nella diocesi di Capaccio. La chiesa del monastero sembra abbia continuato a funzionare fino al 1600 privata però delle campane che pare fossero vendute da privati al comune di Aquara.
Del terzo ci sono riferimenti in alcuni documenti del 1629 quando al monastero venne imposta dal sinodo Brancaccio di pagare una multa di 22 carlini alla mensa vescovile. Ma ne il governo ne la santa sede ratificarono tale decisione e la mensa vescovile non poté riscuotere tale cifra.
Di sicuro tali monasteri già non esistevano più nel 1809 poiché non vengono citati nel decreto di Giuseppe Bonaparte del 7 luglio.