Come in molti paesi del Cilento, anche in Felitto è possibile osservare ancora oggi i segni di un passato molto remoto. Si tratta di strutture ridotte, per lo più, a livello di ruderi, ma che costituiscono la testimonianza di una civiltà molto antica e gloriosa. In località S. Nicola è possibile osservare una casa che richiama molto da vicino lo stile arabo, con la serie di finestroni a forma ogivale, tipica delle basse case arabe.
Anche nell’ex via Ebrea e in via Pomerio si notano costruzioni richiamanti lo stile romano con strutture aventi la forma a ferro di cavallo. Di un certo rilievo era un’altra struttura: il Sedile o Seggio (abbattuto in questi ultimi anni). Secondo la tradizione esso fu costruito in periodo angioino per la comodità dei cittadini di Felitto. Vi si radunavano per amministrare la cosa pubblica, mentre in epoca più remota dovette essere il luogo di riunione del popolo per la celebrazione delle feste pagane e per l’esercizio del commercio. Sotto re Ruggiero divenne sede dell’università e nei suoi uffici venivano conservati i registri e i documenti della Signoria.
Quando nel 1796 i Borboni ordinarono l’annullamento del libro d’oro delle famiglie, con deliberato decuriale tutto il materiale e le suppellettili vennero venduti per 40 ducati alla famiglia de Augustinis, mentre il sito venne venduto ad altri e con il ricavato fu costruito il muro a valle del pomerio, davanti alla porta orientale; lo spazio ricavato divenne poi piazza Monteoliveto.
In Piazza Palomba, poco lontano dal seggio comunale, esisteva la pietra del cattivo pagatore, detta “preta chiatta”, su cui si condannava a sedere il cittadino che non rispettava i patti e gli impegni assunti. Dopo il processo veniva esposto allo scherno di tutti i cittadini perché costretto a sedere su quella pietra con il posteriore scoperto. Da questa usanza venne fuori l’espressione dialettale “culo in piazza” per indicare il cittadino che, ormai privo di risorse, non aveva più possibilità di pagare i creditori.
Le Porte e le Vecchie Vie
Si entrava in Felitto attraverso quattro porte: la porta orientale e quella occidentale e altre due porte secondarie, o di soccorso, che aprivano verso il fiume. Le due porte principali esistevano ancora nel ‘700. Quella orientale si apriva tra due torri sulla via del Pomerio, in fondo alla quale si trovava poi la porta occidentale.
Tenendo presente l’attuale topografia del paese, le due porte secondarie davano una sulla via “Calaturo”, l’altra sulla zona che dal popolo viene indicata con il nome di “Precale”, in via Post Erla. Infine, sono caratteristiche le vecchie vie di Felitto. Sono molto strette e tortuose, pavimentate di ciottoli, scoscese e, in alcuni punti, tracciate scavando la roccia, con archi e nascondigli vari. Ne ricordiamo alcune ancora oggi esistenti: la via Pomerio, oggi più larga dell’originale; i vicoli II e III Pomerio; via S. Nicola, cosi chiamata per la presenza di una cappella dedicata al santo; via Calatelo, dialettalmente chiamata ‘Calaturo’, attraverso la quale si poteva raggiungere il fiume, ma così stretta da consentire il passaggio di un solo cavaliere per volta; via Post Erla — ora Posterola — anch’essa conducente al fiume e non sorvegliabile dai merli del castello; infine la via Ebrea — oggi via Marconi — sulla quale sono visibili maggiormente gli archetti e i nascondigli di cui si è fatto cenno.